Cronaca di un viaggio a Bali e Singapore. Lo yoga come stile di vita
Viaggiare a Bali e Singapore è prima di tutto la realizzazione di un percorso, un affrontare le proprie paure e rivedere la visione propria visione di sé. È stare nel dubbio, mettersi alla prova, scoprire di essere in grado non solo di andare dall’altra parte del mondo, ma di fare un viaggio interiore, un provare cosa tiene di sé, della propria struttura caratteriale, una volta che si incontra l’altro e l’altrove.
Questo viaggio è anche un percorso di guarigione, un prendersi cura della propria ferita, ascoltandola, rispettandola, attraversandone il dolore.
Cronacaca di un viaggio a Bali e Singapore. Lo yoga come stile di vita
(di Giusi Montali)
Prime riflessioni a caldo
Essere a Bali è prima di tutto il risultato di un percorso per me non ovvio. Si è trattato di sciogliere nodi e impedimenti, prima di tutto di decostruire ciò che pensavo di fare e di non fare.
Essere a Bali segna la vittoria su una serie di pensieri limitanti e l’affermazione che io non sono la visione ridotta e parziale di me che mi ero costruita. Essere qui significa anche mettermi in discussione, pormi al di fuori della zona di comfort e scoprire chi sono al di là di azioni quotidiane, ruoli e routine.
È stare nel dubbio, mettersi alla prova, scoprire di essere in grado non solo di andare dall’altra parte del mondo, che se ci sono le risorse non è poi così complesso, ma di fare un viaggio interiore, un provare cosa tiene di sé, della propria struttura caratteriale, una volta che si incontra l’altro e l’altrove.
Viaggiare da sola
Sì, sono da sola. Una delle paure di questo viaggio era proprio stare così a lungo da sola. E contare su di sé (che poi sia effettivamente così non ne sono sicura: gli aiuti arrivano da chi ancora non si conosce e da chi è lontano e chiede di te).
Troppo spesso non ho fatto qualcosa perché sarei stata da sola (che poi in realtà qualcuno che ha preso la tua stessa strada, per quanto poco battuta, lo incontri). Ora era più forte il senso di autolimitazione e la volontà di superarlo che la paura.
Oltre alla paura (ascoltarla, mettermi in dialogo, venire a patti, attraversarla), un altro filo conduttore di questo viaggio è la guarigione. Un prendersi cura della propria ferita, ascoltandola, rispettandola, attraversandone il dolore. E per quest’ultima fase della guarigione era per me importante essere da sola. Affinché la guarigione potesse andare maggiormente in profondità e divenire anche un processo di conoscenza.
E la guarigione, il patteggiare con le proprie paure, l’andare per la propria strada, hanno in comune il coraggio e la volontà di conoscere l’ignoto, di abbandonare i percorsi prestabiliti, di mettere da parte le guide, ed esplorare. E in effetti, ogni volta che viaggiando ho avuto l’ardire di improvvisare, di girare l’angolo, di perdermi e ritrovare la strada, mi si sono aperti gli occhi di meraviglia.
Insegnamenti in viaggio
Coraggio, affrontare la paura, restare aperta alle possibilità, accettare ciò che viene, stare nel momento, sorridere, trovare nuove strade e percorsi, accogliere l’imprevisto, contare su di me per davvero, non sentirmi sola, abitare il corpo, esplorare, essere curiosa, sentirmi viva, non precludermi possibilità, mettermi in discussione, respirare, e no, i timori che avevo non si sono presentati o meglio se sono apparsi li ho affrontati e non erano insormontabili. Tutto ciò mi sta insegnando questo viaggio e la vera sfida sarà portare quanto appreso nella vita di ogni giorno.
Cammina, cammina
Cammina, cammina, sono arrivata in questa città fantastica che riempie gli occhi di meraviglia e di bellezza: grattacieli avveniristici e natura rigogliosa, e il mare che abbraccia e amplia il respiro.
Ho camminato tanto per arrivare fino a qui sia in senso fisico (ieri sera mi sono accorta di aver bucato il cavallo dei pantaloni a forza di camminare), sia geografico, sia – come vogliamo chiamarlo? – mentale/psicologico/simbolico.
E questo viaggio nel viaggio è stato preparato dalla pausa che lo ha preceduto: più di due settimane di sospensione dal mio quotidiano e di immersione in un’altra realtà che mi ha permesso di ripensarmi, di cambiare prospettiva, di lasciare andare e di aprirmi: all’imprevisto, all’incontro e al cambiamento.
Ho incontrato animali e persone sul cammino che mi hanno accompagnata con discrezione e con sorriso, suggerimenti lievi e auguri, e sono a loro grata.
Sono qui oggi pronta a inaugurare un nuovo anno, con un passo diverso. In questi giorni infatti i piedi appoggiano diversamente a terra: con più sicurezza, con più stabilità, con più agio e con una postura diversa.
E porto in me la convinzione che se si andasse incontro all’altro a cuore aperto e con disponibilità non si potrebbe fare del male ad alcuno: come non vedere nell’altro un mio simile?
° ph Giusi Montali
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