Respirare, ovvero del prendersi il proprio spazio: prendersi cura del proprio respiro significa prendere spazio, affermare di esserci, di possedere una voce. Yoga con Giusi - lezioni di yoga: Insegno Ashtanga Yoga, Hatha yoga, Ginnastica posturale in diversi centri della città di Bologna e online
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Respirare, ovvero del prendersi il proprio spazio

Respirare, ovvero del prendersi il proprio spazio: prendersi cura del proprio respiro significa prendere spazio, affermare di esserci, di avere delle esigenze, di possedere una voce; e da questo spazio di autoconsapevolezza è poi possibile andare incontro all’Altro. Porre attenzione al respiro ci richiede di rispondere costantemente a due domande: di cosa ho reale bisogno? Che cosa invece devo lasciare andare? Rispondere onestamente a queste domande ci permette di fare spazio all’interno di noi e attorno a noi. E fare spazio equivale a prendersi del tempo, a ridisegnare i propri confini e il proprio modo di abitare la vita.

 

Respirare, ovvero del prendersi il proprio spazio

(di Giusi Montali)

 

A lungo non ho respirato durante la pratica. Ancora adesso ci sono dei momenti in cui non riesco a prendermi cura del mio respiro, e lui diviene automatico e inconsapevole, o meglio sono io a renderlo tale. Per molto tempo non ho compreso il problema, oppure l’ho sottovalutato, o ancora più l’ho negato come per le cose che non vogliamo vedere e non vogliamo affrontare.

 

Solo recentemente ho compreso che prendersi cura del proprio respiro, ovvero permettersi di inspirare ed espirare a lungo, con morbidezza e profondità, significa prendere spazio, affermare di esserci, di avere delle esigenze, di possedere una voce; e che solo da questo spazio di autoconsapevolezza è poi possibile andare incontro all’Altro.

 

Essere un’attenta e buona ascoltatrice non significa che la mia voce non debba levarsi ed entrare in dialogo o in contraddizione.

Devo anzi prima di tutto usare questa capacità di ascolto per comprendere me stessa e le mie necessità, e poi interagire con gli altri utilizzando la medesima capacità di ascolto e osservazione. Non è sempre facile.

 

Il primo passo è quindi imparare a conoscere il proprio respiro, vedere dove si interrompe e dove lo manipolo io – anche inconsciamente. Mi permetto di inspirare profondamente? Oppure il mio inspiro è affrettato? E da lì, mi permetto di avere cura di me stessa, o sono invece proiettata verso qualcosa o qualcun altro? (un obiettivo da raggiungere, una persona cara da accudire, una commissione da fare, una scadenza da rispettare?). Mi permetto di espirare completamente, lasciando andare residui e detriti? Riesco ad abbandonarmi, a riposare, ad aprire le mani serrate a pugno? Oppure resto nella lotta, nella difesa a oltranza, e mi aggrappo a cose e persone perché ho paura di perderle?

 

(Re)imparare a respirare ci permette di entrare in contatto con la nostra voce interiore che scorre fluida e ritmata e conosce le reali esigenze del corpo, della mente e del cuore. Porre attenzione al respiro ci richiede di rispondere costantemente a due domande: di cosa ho reale bisogno? Che cosa invece devo lasciare andare? Rispondere onestamente a queste domande ci permette di fare spazio all’interno di noi e attorno a noi. E fare spazio equivale a prendersi del tempo, a ridisegnare i propri confini e il proprio modo di abitare la vita.

 

 

 


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